APAC Rapporto Paese Giappone 2018

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13 marzo 2018

La crescita è tornata a salire nel 2017 e la tendenza positiva dovrebbe continuare nel 2018, con la domanda interna e le esportazioni destinate a crescere ulteriormente.

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Situazione economica

Registrata una ripresa della crescita nel 2017

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Con una crescita del PIL dell’1,8% nel 2017, il Giappone ha assistito a un’espansione economica superiore alle previsioni iniziali, complici  soprattutto una domanda esterna più forte e una politica fiscale di sostegno. Questo trend positivo dovrebbe continuare nel 2018, con una crescita dell’economia prevista dell’1,5%, trainata principalmente dalla domanda interna. Le esportazioni sono aumentate di oltre il 6% nel  2017, grazie soprattutto al deprezzamento dello yen rispetto al dollaro statunitense dalla fine del 2016 e alla ripresa degli investimenti privati. Le condizioni più severe del mercato del lavoro e l’aumento dei prestiti bancari alle imprese non finanziarie stanno provocando un aumento della domanda interna.

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L’attività interna più forte ha esercitato una pressione al rialzo sull’inflazione, che è salita allo 0,5% nel 2017 dopo il ritorno della deflazione nel 2016 (innescata da un forte yen e da bassi prezzi del petrolio). I prezzi al consumo dovrebbero aumentare ulteriormente nel 2018 a causa dell’innalzamento dei prezzi del petrolio e dello yen più debole, ma l’inflazione a bassa crescita salariale dovrebbe attestarsi ben al di sotto dell’obiettivo del 2% fissato dal governo. Pertanto, nel 2018 la Banca del Giappone intende mantenere una politica monetaria ultra-accomodante con tassi negativi invariati, mentre il governo prosegue i suoi programmi di incentivazione.

Il fardello dell’eccessivo debito pubblico e altre sfide

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In seguito a un lungo periodo caratterizzato da una politica fiscale poco rigorosa, il governo giapponese è attualmente alle prese con un debito pubblico estremamente elevato (circa il 220% del PIL nel 2017). Il Giappone dipende principalmente dai creditori nazionali per sostenere il proprio debito statale (circa il 90% è detenuto da investitori nipponici): un fattore,  questo, che rende la base di finanziamento meno suscettibile alla fuga di capitali. Il mantenimento  di questo livello di indebitamento è tuttavia dispendioso e un ulteriore incremento del debito pubblico prima o poi potrebbe renderlo insostenibile.
Il Giappone deve inoltre affrontare alcune scommesse importanti. Oltre all’elevato deficit fiscale, il paese deve far fronte a sfide demografiche: la sua popolazione sta diminuendo e anche il numero di abitanti in età lavorativa è in calo.
Senza misure adeguate, il Giappone dovrà inevitabilmente fare i conti con una riduzione del gettito fiscale e un aumento delle spese per i benefici pensionistici. Molti settori stanno già facendo fronte a difficoltà dovute a carenze di manodopera accompagnate dal conseguente aumento dei costi del lavoro: problema che si traduce in un danno sul piano della loro competitività internazionale.

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Per conseguire una ripresa sostenibile e dare impulso ai risultati economici a lungo termine del paese, urge assolutamente aumentare la  flessibilità del mercato del lavoro, porre fine alla protezione degli agricoltori, dei medici e delle case farmaceutiche e introdurre una maggiore liberalizzazione economica. Il governo ha più volte ribadito la sua intenzione di affrontare tali  criticità nel corso della presente legislatura, ma tutte queste riforme sono fermamente  osteggiate da potenti gruppi di interesse. Resta ancora da vedere se e quando saranno attuate profonde riforme strutturali.

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