APAC Rapporto Paese Vietnam 2018

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13 marzo 2018

Una crescita del PIL superiore al 6% prevista per il 2018, trainata dalla domanda interna e dalle esportazioni, ma i fondamentali economici mostrano ancora alcuni punti deboli.

 

 

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Situazione Politica

Capo di Stato: Presidente Tran Dai Quang (da Aprile 2016)

Capo di Governo: Primo Ministro Nguyen Xuan Phuc (daAprile 2016)

Forma di Governo: Stato comunista con un‘economia sempre più orientata al mercato

Popolazione: 93.6 milioni

Riforme economiche non seguite da cambiamenti politici

Il Partito Comunista Vietnamita resta saldamente al potere, malgrado il crescente malcontento pubblico nei confronti della mancanza di libertà individuale, della corruzione del governo e delle confische dei terreni da parte dell’amministrazione.
Nel corso del congresso quinquennale del Partito Comunista nel gennaio 2016, la fazione conservatrice del partito sembra aver conquistato una maggiore influenza. La nuova leadership ha rinsaldato la propria presa sulla società civile, ma le riforme economiche proseguono.

Sebbene attualmente non una priorità dell’agenda politica, la disputa territoriale con la Cina in merito alle contrapposte rivendicazioni nel Mar Cinese Meridionale rimane una questione spinosa nei rapporti bilaterali futuri tra i due paesi. Per contrastare la crescente assertività cinese, il Vietnam è fermamente intenzionato a migliorare la propria cooperazione politica e nel campo della sicurezza con Stati Uniti e Giappone. Ciononostante, e malgrado abbia potenziato la sue forze navali, il Vietnam è privo di capacità militari in grado di rappresentare una seria sfida a qualsiasi azione cinese e il settore manifatturiero vietnamita è fortemente dipendente dalle materie prime di importazione cinese. Inoltre, date le affinità ideologiche dei regimi di entrambi i paesi, esiste ancora una forte fazione filo-cinese all’interno del Partito Comunista Vietnamita.

Situazione economica

Crescita elevata e un’inflazione nuovamente sotto controllo   

 

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Come nel 2017, la crescita del PIL dovrebbe rimanere elevata, superiore al 6% nel 2018, rendendo il Vietnam uno dei mercati emergenti  in più rapida crescita della regione. L’espansione economica è trainata sia dalla  domanda interna che dalle esportazioni. Mentre l’elevata crescita dei salari sostiene i consumi  privati, gli investimenti esteri, soprattutto nel settore elettronico, stimolano le esportazioni. Il settore delle esportazioni beneficia inoltre della delocalizzazione delle industrie orientate all’esportazione dalla Cina, complici i costi di produzione relativamente bassi del Vietnam. Gli investimenti delle imprese sono aiutati da politiche volte a liberalizzare la regolamentazione e ad approfondire l’integrazione economica globale.

 

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L’inflazione è salita al 3,5% nel 2017 e dovrebbe salire a oltre il 4% nel 2018, a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime e della debolezza valutaria.
La banca centrale quest’anno probabilmente inasprirà la politica monetaria per tenere sotto controllo l’inflazione, ma anche per rimanere prudente in vista dell’aumento dei tassi d’interesse, poiché il governo non vuole rallentare la crescita e ha poco spazio per l’espansione fiscale.

Il consolidamento fiscale progredirà solo gradualmente con un deficit di bilancio stimato oltre il 5% del PIL a breve termine. L’aumento delle entrate fiscali sta controbilanciando gli investimenti nelle infrastrutture e i crescenti costi del welfare. Il debito pubblico, che ha raggiunto un picco del 62,2% del PIL dopo un aumento registrato negli anni precedenti, potrà diminuire gradualmente nei prossimi anni, ma rimarrà comunque elevato.

 

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Il debito estero del Vietnam è stato abbastanza stabile e ben finanziato negli ultimi due anni. Se, come quota percentuale del PIL resterà  elevato (45% nel 2018), tale debito sarà comunque basso rispetto ai proventi delle  esportazioni (43%). Il debito estero è costituito principalmente dal debito pubblico a lunga scadenza e da un contenuto servizio del debito. Nonostante alcuni miglioramenti, la situazione di liquidità del Vietnam rimane debole, poiché  le riserve internazionali in mesi di copertura delle importazioni rimangono esigue a circa 2 mesi, soprattutto a causa della forte crescita delle importazioni. Tuttavia, le riserve valutarie sono sufficienti a coprire il fabbisogno di finanziamento esterno. A causa dell’aumento del disavanzo delle partite correnti e di un’ulteriore stretta monetaria negli Stati Uniti, non si può escludere la possibilità di un indebolimento del dong vietnamita nel 2018. La banca centrale ha adottato un approccio più orientato al mercato, adeguando giornalmente il tasso fisso  di riferimento rispetto al dollaro statunitense. Data questa manovra e considerata l’integrazione finanziaria internazionale limitata del Vietnam, brusche svalutazioni del tasso di cambio sembrano meno probabili di quanto non lo fossero in passato.

Malgrado un’elevata crescita persistono carenze e sfide fondamentali

 

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Mentre i notevoli risparmi e investimenti e la ridotta quota di materie prime nelle esportazioni sono punti di forza dell’economia vietnamita, il contesto imprenditoriale continua a essere ostacolato da istituzioni deboli,  problemi infrastrutturali e corruzione endemica. Il livello di intervento statale  continua a essere elevato e, sebbene la quota di imprese statali (SOE) attive nel contesto  economico sia consistente, molte di esse sono deboli e inefficienti sul piano finanziario e ostacolano l’incremento della produttività. Nonostante vengano tuttora profusi sforzi volti alla privatizzazione, il processo resta lento.
Le imprese di proprietà estera raccolgono circa il 70% delle esportazioni vietnamite: un dato, questo, che rende l’economia vulnerabile a eventuali rallentamenti nel caso di un possibile trasferimento delle operazioni da parte delle società straniere (alla ricerca, ad esempio, di una manodopera più economica). Secondo la Banca asiatica di sviluppo  (ADB), solo il 35% delle imprese sono integrate come fornitori nazionali per imprese di esportazione di proprietà estera in Vietnam (rispetto a quasi il 60% in Malesia e Thailandia).

 

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Nonostante alcuni miglioramenti dovuti agli elevati tassi di crescita, il settore bancario vietnamita risente di problemi come una scarsa trasparenza, una debole capitalizzazione, un forte intervento statale e un’elevata percentuale di prestiti in sofferenza imputabili principalmente a prestiti di motivazione politica. La ristrutturazione del settore bancario è diventata una priorità per il governo, che ha creato una società di gestione dedicata all’acquisto di crediti inesigibili.

Tuttavia, le incertezze circa l’entità dei crediti inesigibili e il modo in cui avviene la contrattazione rendono improbabile che il problema si ridimensioni nel breve periodo.

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